Il significato che Il fu Mattia Pascal assume nello sviluppo dell’opera pirandelliana è ben lontano dall’essere riconosciuto ancor oggi pienamente, pur trattandosi di un’opera che ebbe grande fortuna. E, incredibilmente, pur nascendo come romanzo (e che romanzo!), è uno dei titoli teatrali pirandelliani di maggior successo, se non quello di maggior “chiamata”. È una “farsa trascendentale” retta sull’assurdo. Al Teatro Alfieri dal 21 al 24 novembre, libero adattamento Marco Tullio Giordana e Geppy Gleijeses.
Il fu Mattia Pascal: trama
Un uomo, creduto e poi fintosi morto, quando “risuscita” s’accorge che non può essere riammesso nella società, nella famiglia, perché per la società, per la famiglia egli è morto davvero.
Quale prova più scintillante del sentimento del contrario? Disonestà e purezza, vita-morte nel grande caleidoscopio della certezza sociale, che bolla come sicuro quello che non esiste e come inesistente quello che vive.
E dentro una tessitura umoristica, elementi riflessivi e irrazionali sconvolgono quella quarta parete, che nel teatro come nel romanzo dovrebbe essere protezione d’impersonalità, come se l’autore stesso e il pubblico non esistessero.
“ero inetto a tutto”
Mattia dice di sé “ero inetto a tutto”, mirabile esemplare italiano di questa generazione d’inetti, di uomini senza qualità, come Zeno Cosini di Italo Svevo.
Il romanzo
Il Fu Mattia Pascal è il celebre romanzo di Luigi Pirandello pubblicato nel 1904. Questo libro fu il primo grande successo di Pirandello, scritto nelle notti di veglia alla moglie, Maria Antonietta Portulano.
Tema fondamentale de “Il Fu Mattia Pascal” è l’identità individuale, il romanzo infatti, scritto in prima persona, è il racconto da parte del protagonista della propria vita e delle vicende che lo hanno portato ad essere il “fu” di sé stesso.