Esperto di marketing e comunicazione, professore presso l’Università Escuela Superior Sevilla de Moda, scrittore, sceneggiatore, regista, Nicola Paparusso ama definirsi un attivista con la passione per la scrittura. Fondatore di African Fondation Gate, un’associazione che combatte ogni forma di discriminazione, pregiudizio o razzismo nel mondo della moda e che ha istituito La Moda Veste la Pace, un premio speciale destinato a personaggi pubblici che si sono distinti per il loro impegno sociale. Paparusso ci racconta le sue passioni e i suoi progetti, il suo rapporto con Khaban Lame (@khaby.lame), il tik toker attualmente più seguito, con oltre 162 milioni di followers.
Nicola, hai svolto diverse attività nell’ambito politico, moda, sei editorialista ad esempio di “Voci in passarella”, scrittore di romanzi, hai vinto un premio letterario, sceneggiatore, autore, regista anche di programmi tv, se tu dovessi sintetizzare il tutto chi è Nicola Paparusso?
Di tutto quello che hai citato, quello che prediligo e che faccio con più passione in assoluto è dedicarmi ai diritti fondamentali dell’uomo, in particolare di contrastare i fenomeni di razzismo attraverso le mie attività, e poter così fare pressione affinchè i governi possano promulgare leggi contro le discriminazioni. Quindi prediligo la definizione di attivista più di quella di produttore o manager e quella che svolgo con più entusiasmo e orgoglio e emergendo, a differenza di quelle di manager o produttore, che svolgo dietro le quinte. Cerco di non apparire mai, lo sto facendo con Khaby Lame perché per me è come un figlio, lo conosco da prima che diventasse famoso, l’ho preso con me sotto richiesta del padre, che voleva non solo una persona preparata e di fiducia ma un conoscitore dei valori della loro religione dell’Islam.
Quando scatta la scintilla tra te e Khaby Lame?
Lo conosco da tempo, conosco tutta la comunità senegalese in Italia, ho vissuto in Senegal molti anni, li è nata la mia vocazione all’attivismo, e ho conosciuto la difficoltà che gli africani avevano rispetto all’allora integrazione in Europa, ho fatto mie queste difficoltà e le ho portate avanti contemporaneamente con le mie attività commerciali. In questo contesto, nel primo incontro con Khaby, la scintilla è scattata immediatamente, è stato un colpo di fulmine, lui aveva circa 22 anni.
Quali sono le caratteristiche personali e professionali che più ti hanno colpito di Khaby?
Khaby è un ragazzo straordinario sotto tutti i punti di vista, se non fosse stato così non avrei accettato l’incarico, lui arrivava da una serie di delusioni in termini di gestione e quindi era molto demotivato. Di Khaby mi piace la coerenza nell’ambito dei valori e della religione. Faccio un esempio: lui non accetta, pur essendo ben retribuito, di pubblicizzare prodotti che possono essere lesivi ad alcune componenti della società, come i bambini.
La coerenza
Non accetta di pubblicizzare merendine, roba zuccherata, perché è consapevole che fanno male e loro non ne sono consapevoli. In più si rende conto del suo ruolo, se lui pubblicizza dei colori o articoli della scuola, il giorno dopo non sono più sullo scaffale, sono stati tutti venduti. Lui dice: “io non voglio rendermi partecipe di una condotta lesiva nei confronti di categorie deboli e così non voglio andare contro a dettami della mia religione che prevede di non alimentarsi con carne di maiale o alcolici”; lui non li pubblicizzerà mai. Rinuncia a migliaia di euro per la sua coerenza. Non si è fatto cambiare dal successo, è molto umile e disponibile.
Un esempio?
Non riesce a dire di no a nessuno, a volte lo devo trascinare o riprendere, ad esempio quando dobbiamo prendere un aereo, perchè si ferma a fare i selfie con tutti, soprattutto ai bambini e anche quando la sicurezza gli dice di andare avanti, niente, lui continua a rischio di perdere l’aereo.
Scatta ad un certo punto la scintilla con il cinema; come è nata questa idea?
Quando ho incontrato Khaby mi confida che il suo sogno, da sempre, era di fare cinema fare l’attore, non di fare l’influencer, quella è stata una svolta involontaria, allora tiro fuori la mia esperienza di produttore cinematografico e cerco di realizzare un suo sogno, che era quello di lavorare con Will Smith. Ho rispolverato la mia vecchia attività di produttore e ho chiamato Marco Belardi che ritengo essere oggi il più grande produttore cinematografico italiano, un uomo che ha una coscienza e un’etica molto forte. Abbiamo creato così, un team internazionale per il progetto cinematografico, girato in giro per il mondo con una major mondiale. E così è nato il primo progetto che a breve avrà il suo primo ciack, con un cast importante dove ci sarà anche un premio Oscar.
Di quale progetto stai parlando?
007Khaby che prevede un cast che nessuno si aspetta, attori che anno una carriera di oltre 40 anni. Sarà un action comedy; è la storia di un immigrato che arriva in Italia con un barcone. Per mantenere la famiglia fa il rider, consegna pizze. Un giorno durante una consegna accade qualcosa di strano che cambierà la sua vita, va in una casa per una consegna, gli apre un uomo di 70 anni, ritira la pizza e va a prendere i soldi ma non torna più. Dopo molta attesa, Khaby entra e lo trova morto, ucciso. E da li, da rider diventa una spia che deve salvare il mondo dalla terza guerra mondiale. La differenza tra lui e James Bond è che lui ne combina di tutti i colori, fa un sacco di guai, farà tanto ridere. Non userà controfigure.
Khaby ha come sogno vincere l’Oscar, può farcela?
Lui è determinato, studia, si prepara, non lascia niente al caso. Che diventerà un grande attore non lo dico solo io, ma l’ho portato a confrontarsi con attori del calibro di Will Smith con il quale, come da promessa, ha recitato in Bad Boys 4, lì compare in un cameo. Ha poi lavorato con Ryan Gosling e altri che l’hanno visto in azione, hanno visto la grande capacità di recitazione senza avere frequentato particolari accademie. Sono felice di aver mantenuto la promessa di farlo lavorare con Will Smith, lui era contento come un bambino.
Progetti futuri?
Se avrà successo 007Kaby ci saranno dei sequel, il film è strutturato per essere distribuito nelle sale e poi nelle piattaforme streaming. Inoltre, stiamo scrivendo un film, The Jet, è la storia di Tommy Smith, l’atleta che vinse alle olimpiadi del 1968. Alla premiazione indossò un guanto nero e alzò il pugno al cielo per dire no al razzismo; è un evento storico che viene ancora citato ma dimenticato dalla Storia. In questo film, parleremo di avvenimenti inediti di questa storia, il tempo si è cristallizzato sul pugno ma prima e dopo c’è tanto.
Robert Redford
E ancora, il 3 di agosto con Khaby, siamo ospiti di Robert Redford, che gli offrirà un corso molto veloce di regia perchè possa meglio strutturarsi nel muoversi, perché, in realtà, Khaby è fondamentalmente un regista più che un attore, lui è uno che si crea la scena da solo.
È stato presentato il cartellone della Mostra del Cinema di Venezia, voi ci sarete?
Sicuramente faremo una passeggiata, nonostante che con Belardi stiamo organizzando lavori speciali a Hollywood, sicuramente ci saremo. Kaby è già stato a Venezia, ma questa del 2024 sarà un momento particolare. Avrà un significato particolare.