Introvigne-Di Marzio: siamo giunti alla terza e ultima parte del viaggio intorno alle religioni e a quello che sta succedendo alle minoranze religiose, con particolare attenzione ai Testimoni di Geova. Questa ultima parte da quello che è successo a Roma: l’esplosione di un ordigno davanti a una Sala del Regno dei Testimoni di Geova.
Riprendiamo la domanda posta alla dott.ssa Di Marzio sull’ordigno recentemente esploso davanti a una Sala del Regno dei testimoni di Geova e sul ruolo dei discorsi di odio nell’istigare gesti di questo tipo …
Io mi occupo di queste cose dalla metà degli anni ’90, ma quello che ha fatto Zona Bianca non me lo ricordo, cioè non è mai stata fatta una serie di 6, 7, 8, 10 trasmissioni – da Mediaset o dalla Rai – dallo stesso conduttore, in continuità e con questa modalità. Magari c’è stata una trasmissione, poi magari cambiava la rete, oppure si parlava di testimoni Geova e anche di altri, ma una serie come questa io non me la ricordo – e ho una buona memoria – e ritengo che sia più pericolosa, perché è come una goccia che stilla: all’inizio la roccia è dura, poi le gocce poi scendono, scendono, scendono e alla fine fanno una fessura,
questo è il pericolo!
Per questo, secondo me, questa piccola bomba carta che è stata messa davanti a quella Sala del Regno è un segno, e dovremmo tenerne conto e ritornare sui nostri passi. A chi mi sto riferendo? A chi ha pensato questa trasmissione e anche a chi la sta conducendo […].
Dottor Introvigne?
Questo è un altro grande tema, perché ho già visto che dopo le dichiarazioni di Raffaella Di Marzio gli esponenti anti-sette si sono stracciate le vesti, dicendo: “Come puoi provare che chi ha messo la bomba carta sia stato influenzato da noi o da Zona Bianca?”. Ma questo succede sempre: quando io stesso ho ipotizzato che l’attentatore di Amburgo, che era un’apostata, un ex testimone di Geova, fosse stato influenzato dalle campagne contro i testimoni di Geova, hanno detto: “Ah, non lo puoi provare”.
Il caso Yamagami
Nel caso di Yamagami, l’assassino di Shinzo Abe, lo posso provare, nel senso che sua madre va in bancarotta nel 2002 e lui uccide Abe nel 2022, vent’anni dopo. Che cosa era successo? Che negli ultimi due anni si era reso attivo in un forum online sulla Chiesa dell’Unificazione – che tra l’altro attaccava anche i testimoni di Geova – in cui tutti si eccitavano a vicenda dicendo che a questi criminali bisogna fare qualche cosa. Allora, io sul caso di Yamagami ho detto con chiarezza che evidentemente gli altri anti-sette giapponesi non sono responsabili dell’omicidio.
Anzi, Yamagami scrisse a un attivista anti-sette la sera prima di commettere l’omicidio: “Guarda che domani vado a uccidere Shinzo Abe” e l’attivista, a suo credito, appena ricevette la lettera si fiondò alla polizia, però purtroppo da poche ore l’attentato era già avvenuto. Quindi, è ovvio, questi attivisti anti-sette non sono i mandanti dell’omicidio di Abe e non sono complici dell’attentato. Quello che lo sapeva ha fatto qualcosa per impedirlo.
Il pericolo
Tuttavia, è invece una domanda lecita chiedere se l’eccitazione – l’effervescenza, la chiamerebbero i sociologi – che circola in questi forum, in queste trasmissioni televisive, in questa letteratura, non possa, incontrandosi con delle mentalità già labili e con persone già con problemi, eccitarle a commetterli atti violenti.
Questo succede sempre. Anni fa è successo che il figlio di una donna scientologa sia entrato con un coltello nella sede della chiesa di Scientology di Sydney, in Australia, e abbia ammazzato uno scientologo taiwanese che passava di lì. Naturalmente, anche in questo caso gli anti-sette hanno subito detto che non c’è la prova che le loro campagne abbiano qualcosa a che fare con questo ragazzo. Questo ragazzo poi ha detto alla polizia che voleva liberare la madre dalla setta di Scientology e aveva una storia di disturbi psichici.
Introvigne: la scintilla
Certo, però uno che ha una storia di disturbi psichici, eccitato dalle campagne di odio contro gruppi minoritari con cui ha qualcosa a che fare dal punto di vista personale, può trascendere. Non capisco perché ci si scandalizzi: noi abbiamo avuto questa discussione in Italia ai tempi delle Brigate Rosse, e abbiamo avuto delle condanne di intellettuali che hanno poi dovuto scappare all’estero per sottrarsi alla prigione. Considerati ‘cattivi maestri’, queste persone non hanno mai preso una pistola o una bomba in mano in vita loro, però con i loro insegnamenti – che ammettevano la possibilità del terrorismo come il via alla lotta rivoluzionaria – non possono dire di non avere responsabilità.
Anche se capisco che è di nuovo una questione di libertà di opinione, dove finisce la libertà di opinione e dove comincia l’incitamento al terrorismo? Noi abbiamo anche una giurisprudenza in Italia di decisione di espulsioni di Imam che risiedevano in Italia – non erano cittadini italiani, quindi potevano essere espulsi – accusati di avere creato con le loro prediche fondamentaliste un terreno favorevole al terrorismo. Ancora, questi Imam che sono stati espulsi – un paio li avevo conosciuti personalmente nel corso dei miei studi – non sono accusati di aver mai sparato a nessuno, di aver mai messo una bomba da nessuna parte, ma sono stati espulsi con decisioni ratificate dai nostri Tribunali per il principio che i discorsi di odio alla fine possono generare violenza.
Introvigne: Zona Bianca
Ed è un principio che sicuramente né gli anti-sette né Zona Bianca tengono in conto. Siccome la violenza nella nostra società volatile è sempre possibile, e siccome le minoranze impopolari sono vulnerabili, bisogna sempre eccedere nella prudenza. Se uno avesse anche un piccolo dubbio che la propria predicazione porti poi ad azioni violente o a mettere le bombe, dovrebbe astenersi. Ma non succederà così, anzi, continueranno a offendere noi dicendo che “non c’è la prova diretta che chi ha messo la bomba carta l’abbiamo mandato noi”, ma nessuno è così imbecille da dire che l’hanno mandato loro, che l’ha mandato la
FECRIS o che l’ha mandato Zona Bianca, che come gli altri mandano a consegnare tapiri questi mandano a consegnare bombe carta.
Nessuno ha detto queste fesserie, il discorso è molto più complesso e consiglierei di riflettere su tutto il grande dibattito che ci fu in Italia ai tempi delle Brigate Rosse sui ‘cattivi maestri’ e che c’è in molti Paesi, compreso il nostro. Basta leggere i documenti dei nostri servizi di sicurezza sul legame tra la predicazione estremista di alcuni esponenti del radicalismo islamico e la possibilità che alcuni dei loro ascoltatori passino all’azione, anche terroristica.
Potremmo vedere un peggiorare della situazione? Dottoressa Di Marzio
Io non conosco il futuro, conosco il passato e il presente. Io spero che […] quello che è avvenuto faccia scattare dentro la mente di qualche dirigente “illuminato” di Mediaset un piccolo campanello che segna la fine della ricreazione, come a scuola, e si concluda questa fase, perché il segno l’abbiamo avuto. Il segno noi lo abbiamo avuto, e proprio nel posto dove loro sono andati a fare una ripresa […], è avvenuto proprio lì.
Potrebbe essere che qualche dirigente colga questo segno e chiuda questa fase. Il problema è che io non so, perché non sono un’esperta, quanto Mediaset stia guadagnando con la pubblicità di Zona Bianca, e in particolare di questa parte della trasmissione, perché anche quando loro mettono i video su Facebook (sono video di un minuto, un minuto e mezzo), se poi la gente li va a vedere e la pubblicità va bene, è possibile che questa sia una motivazione economica sufficiente per andare oltre, perché alla fine tante volte è questo il problema. Non essendo io al corrente di questo dato, non posso dire niente. Se rende bene, allora andranno avanti comunque, secondo me, questo è quello che penso io.
Dottor Introvigne?
Vede, ci sono delle vecchie regole del giornalismo, secondo cui le notizie buone non hanno molti seguaci, ma quelle cattive fanno vendere i giornali. Per cui se facessero una trasmissione televisiva sulle persone che sono liete di stare nei testimoni di Geova, o sulla loro vita familiare tranquilla e pacata, tutti cambierebbero canale, perché non c’è niente di interessante. Mentre invece un fenomeno planetario – ma anche abbastanza studiato dai sociologi – è che mettendo insieme sesso, denaro e religione e costruendo un attacco scandalistico ai testimoni di Geova, ma anche alla Chiesa Cattolica per esempio, immediatamente uno può diventare famoso e avere un certo numero di seguaci.
Tuttavia, bisogna anche dire che non si deve neppure tirare troppo la corda, perché c’era una trasmissione negli Stati Uniti dove tutte le settimane attaccavano Scientology, condotta da un’attrice di scarso merito e successo, ex scientologa, e questa trasmissione alla fine ha stufato, gli ascolti sono andati a zero, tanto che adesso la poverina continua un po’ con Scientology, ma si è riciclata con una trasmissione contro i testimoni di Geova, dei quali non sa nulla.
Introvigne: la meccanica giornalistica
Alla fine la gente si stufa, quindi mi pare che perfino Zona Bianca ormai sia diventata un po’ ripetitiva, tra un po’ se la prenderanno con qualche altra minoranza, ma non mancano quelle contro cui uno se la può prendere. Però da un certo punto di vista è una meccanica giornalistica normale, quella che associare religioni e scandalo faccia audience. Una trasmissione sui preti pedofili farà una buona audience, una trasmissione sui preti che aiutano i poveri nelle periferie non farà la stessa audience, o non ne farà nessuna.
Ripeto, come è stato studiato – ma da molti anni, addirittura da prima che esistesse la televisione – mettere insieme sesso, denaro e religione è un cocktail che attira gli spettatori.
Dottor Introvigne, il suo libro sui testimoni di Geova uscì in prima edizione nel 2002 con il titolo “I testimoni di Geova: già e non ancora”. A distanza di oltre vent’anni, cos’è ‘già’ e cosa ‘non ancora’ per i testimoni di Geova?
“Già e non ancora” si riferiva all’attenzione escatologica e all’interesse per la fine del mondo che c’è nei testimoni di Geova, che caratterizza la loro storia anche con episodi difficili, come la previsione di date per la fine del mondo che poi non si sono verificate. Il mio titolo alludeva al fatto che è vero che interessandosi del tema della fine dei tempi e della fine del mondo uno rischia di fare delle ipotesi che poi non si verificano e di andare incontro a qualche difficoltà, ma è anche vero che studi sociologici, particolarmente negli Stati Uniti – ma non solo – ci dimostrano che il tema della fine dei tempi interessa moltissimo le persone.
Anni fa due esponenti del mondo protestante americano scrissero una serie di romanzi che si chiamava “Left Behind” – chilometrica, sono migliaia di pagine, non ricordo esattamente il numero di volumi, forse nove. Questi romanzi batterono anche Harry Potter, nel senso che negli Stati Uniti furono acquistati da milioni di persone.
Quindi soprattutto nel mondo anglosassone, ma non solo, c’è un grande interesse per tematiche sulla fine dei tempi, e i testimoni di Geova con questa dialettica – fra ‘già’, cioè siamo già attigui, e ‘non ancora’, cioè una fine del mondo che non è ancora venuta ma verrà – effettivamente colgono questa attesa escatologica, che è molto presente in alcune società e che tuttavia non è soddisfatta dalle chiese maggioritarie, che spesso si contentano di dire che sono materie molto oscure su cui sappiamo molto poco (una posizione per cui personalmente simpatizzo e che tuttavia non risponde esattamente a queste attese).
Introvigne: il successo dei Testimoni di Geova
Quindi io penso che il successo dei testimoni di Geova non sia dovuto alle loro tecniche di proselitismo, che non hanno nulla di miracoloso, ma sia dovuto al contenuto (anche se per la verità da decenni hanno deciso che le date non le sappiamo, quindi non è bene dare date come invece fecero in passato, neppure come ipotesi).
La loro è un’offerta che risponde ad una domanda, che è una domanda di sapere qualcosa su come va a finire, su qual è la direzione in cui il nostro mondo si muove, certo non alla luce di ipotesi di fantascienza o fatte da fisici sull’estinzione del nostro mondo, ma alla luce della Bibbia. Questa è in realtà una domanda che qualche intellettuale può ridicolizzare, ma che è presente in fasce molto importanti della popolazione. Negli Stati Uniti, per esempio, un sondaggio ci diceva che il 30% della popolazione considera il tema della fine del mondo uno dei più importanti per la sua vita quotidiana.
Introvigne-Di Marzio: la conclusione
Abbiamo concluso una serie di articoli che poi continueremo, se ci fosse la necessità, con la dottoressa Di Marzio e con il dottore Introvigne, e abbiamo cercato di dare un’idea di giornalismo pulito, nel senso che abbiamo fatto delle interviste ai massimi esponenti, conoscitori delle religioni, delle nuove religioni e di quelle che erroneamente, come diceva il dottore Introvigne, vengono chiamate sette.
Continueremo a fare questi approfondimenti. Questa serie ha avuto un grandissimo successo proprio per l’onestà che coloro che sono stati intervistati hanno manifestato. Quindi ringrazio Massimo Introvigne, ringrazio Raffaella Di Marzio, ringrazio Alan Valenza che ha contribuito integralmente a questa intervista e ci vediamo la prossima volta. Grazie di cuore. (Revisione Stefania Lerma)
Introvigne-Di Marzio: minoranze, Testimoni di Geova, Zona Bianca – Tutte le risposte parte 2 (audio)