La vita, a volte, riserva situazioni inaspettate che ci pongono nella condizione di dover combattere per riuscire a far si che la nostra esistenza sia un successo. Questa è la storia di Carmelo Cossa nato a Laurino (SA) il 30 luglio 1954, scrittore di successo, vincitore di oltre 500 premi letterari. Una vita vissuta senza arrendersi anche quando la situazione sembrava disperata. E’ sicuramente un profilo interessante. Ma chi è Carmelo Cossa? Lo conoscerete meglio nell’intervista che vi proponiamo.
Chi è Carmelo Cossa?
”Sono un uomo di 70 anni, ho fatto le scuole medie alternando scuola e campagna, essendo figlio di contadini, e mi capitava a volte di pascolare il gregge. Man mano che crescevo, mi rendevo conto che questo non era quello che volevo fare nella vita e a 15 anni ho convinto mio padre a lasciarmi andare. Così sono arrivato a Torino. Ho trovato il lavoro che cercavo, automazione elettrica, per specializzarmi ulteriormente ho frequentato la scuola serale, questo per 5 anni dal 69 al 74. Nel 1980 ho deciso di mettermi in proprio. Il lavoro cresceva sempre più ( l’azienda si chiama Autocabel). fino a 12 anni fa.”
Quando nasce la tua passione per la letteratura?
”E’ nata insieme a me, una volta a scuola ci facevano imparare le poesie a memoria, qundo arrivava il natale ci davano il sussidiario e in pochi giorni tutte le poesie le sapevo a memoria, mi piaceva molto, poi ho cominciato a criticare i grandi poeti, in senso positivo ovviamente, dicevo “questa qui l’avrei scritta così” e le riscrivevo per divertirmi e mi è servito tanto.”
Il treno
”Il mio viaggio a Torino l’ho fatto in treno e ne rimasi scioccato, non avevo mai visto un treno, la notte avevo gli incubi del treno. Ne parlai al lavoro con un signore e lui mi disse che se volevo mitigare la paura del treno la dovevo scrivere, “come si fa a scrivere la paura”? chiesi, mi ricordo che Cesare Pavese disse che per mitigare un dolore o paura bisogna attraversarla, io lo feci scrivendo una poesia “Il treno”. Da li in poi cominciai a scrivere, ho scritto più di tremila poesie, racconti e romanzi. a metà degli anni ottanta cominciai a pensare di pubblicare i miei scritti.”
La malattia
”Il 18 di aprile del 2012 fui ricoverato all’Ospedale Maggiore di Novara per subire un intervento importante al cervello. La convalescenza è stata lunga e dolorosa, quando sono uscito dall’ospedale non parlavo e avevo difficoltà a deambulare, non muovevo bene le mani e poi, con tanta fisioterapia e impegno io sono riuscito a riprendermi al cento per cento.”
Nel libro “Non avere paura” racconti questo momento, la crisi del lavoro, i soprusi dalle banche, cosa ti ha turbato di più?
”La banca, mi sono sentito depredato di tutto, ferito nell’orgoglio, io ero certo che sarei uscito bene dall’intervento ma nessun altro ci credeva, la banca mi rispose “se dobbiamo ascoltare quello che ci ha appena dettodovremo chiuderle tutti i fidi”, mi sentii finito. La voglia di non mollare di andare avanti di non piangermi addosso mi aiutò ad avere la motivazione di riuscire a farcela. Appena seppi di dover subire l’intervento scrissi “Non aver paura” ancora prima dell’intervento. Ero certo che avrei visto l’alba di un nuovo giorno.”
Come si passa dalla paura alla rinascita?
”E’ stata dura, devo ringraziare il Neurochirurgo il primario Gabriele Panzarasa, mi sono impegnato notevolmente alla pubblicazione di quel libro e avevo detto che una parte dei proventi l’avrei devoluto all’Ospedale Maggiore di Novara. Il libro ha venduto più di 25 mila copie e ho devoluto l’intero provento all’ospedale.”
In “Crinali d’esistenza” nella prefazione scrivi sono certo che è possibile rinsavire, abbandonando l’arrivismo, la presunzione, dovremmo dismettere i ninnoli d’oro e riscoprire il dialogo di una volta.
”Ne sono ancora convinto, come è stato detto ‘si conosce il prezzo di ogni cosa ed il valore di nessuno’, non ci sono più i valori di una volta, ho scritto ‘si può vivere sotto cieli azzurri e senza guerre ammirando sfondi di stelle e stupore e credere che oltre alla linea di confine imposta di chi rincorre misera ricchezza si possa vivere in un mondo favoloso formato da popoli uniti da un sogno che si chiama amore, pace e dignità‘. Un mondo senza valori che mondo è?”
Nel tuo libro di poesie una in particolare si intitola “oltre la vita” lì chiedi, guardando in cielo, dov’è la verità? Tu hai trovato la verità?
”Quella poesia è dedicata a mio padre. Magari avessi trovato la verità, credo che ognuno di noi ha la sua verità, ma non credo possano esisterne tante, anzi credo che la verità sia una sola. In un santuario un giornalista mi chiese ‘tu credi’? io ho risposto ‘credo in Dio’ il mondo è stato creato, non credo all’evoluzione tutto è stato creato”.
Il tuo periodo nero, ti ha avvicinato di più alla spiritualità?
”Si, quando avevo dodici anni tutte le mattine andavo e svolgevo il chirichetto, mi alzavo alle 5 di mattina, già da piccolo credevo, anche se, la mia venuta a Torino e quello che mi è capitato ho cambiato il modo. Adesso prego dove mi trovo, la notte, la sera, mentre sono in macchina, in una sala d’aspetto, vado pochissimo in chiesa, ma credo.”
Qual è il tuo rapporto con Dio?
”Specialmente negli ultimi anni chiedo spesso a Dio di aiutarmi, parlo spesso con lui e gli chiedo tra le altre cose di perdonare i miei peccati, perchè so che pecco, mi arrabbio facilmente, dico cose brutte, e poi prego e cerco di non farle più, ma a volte ci ricasco.”
Arriviamo a “La voce del silenzio” è un romanzo di finzione ma anche autobiografico
”E’ quasi tutto autobiografico e romanzato solo nella parte di giallo, ma la donna che è caduta dal ponte è vera, non è vero che è morta, lei invece si era salvata. Io mi ero innamorato veramente di quella poliziotta. Melo sono io.”
Emily parla ad un certo punto della malattia del non vivere
”Né Emily né io stavamo vivendo, lei era stata abusata e a modo mio anche io ero stato non abusato, di più, solo con un figlio di un anno e mezzo senza una lira in tasca è stato maledettamente straziante.”
In questo romanzo Melo dice a Emily “Siamo su un aereo, quando sarai pronta ci lanceremo insieme e andremo incontro a una vita nuova osservando il mondo dall’alto, quando sarà mi afferrerai per mano e voleremo insieme”. Ti sei mai lanciato? Hai visto il mondo dall’alto?
”No, perchè Emily è caduta prima. Ma l’avrei fatto probabilmente.”