Continuiamo la nostra conversazione con la dottoressa Raffaella Di Marzio e con Silvia Mari De Santis riguardo agli attacchi da parte dei media verso le minoranze religiose e in particolare verso i Testimoni di Geova. L’intervista sarà divisa in due parti.

Chi è Raffaella Di Marzio?

La dott.ssa Di Marzio è laureata in Psicologia, Scienze dell’Educazione e Scienze Storico- Religiose. Ha conseguito il dottorato in Psicologia presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma nel 2016. Da oltre trent’anni la dottoressa si occupa di ricerca, studio e informazione sul mondo delle religioni e spiritualità minoritarie, diffuso sul nostro territorio e nel mondo. Svolge attività di docenza e formazione permanente nell’ambito della psicologia, della conversione e de-conversione religiosa, della psicologia dei gruppi e della sociologia della devianza applicata all’uso dello stigma di setta, da parte dei media e dei movimenti anti- sette. Ha collaborato alla realizzazione e all’aggiornamento di tre progetti enciclopedici, tra i quali l’Enciclopedia delle Religioni in Italia, a cura del CESNUR, ed è membro di due comitati scientifici di riviste accademiche.

Chi è Silvia Mari De Santis?

Silvia Mari De Santis è vice caporedattrice centrale dell’Agenzia Dire, laureata in Filosofia, master in comunicazione strategica, scrittrice. Ha partecipato al lavoro di inchiesta “Senza Madre, storia di figli strappati dallo Stato”. Si occupa di donne e minori, di difesa della salute declinata al femminile e delle fedi nella società contemporanea. È membro del comitato scientifico del Centro Studi Lirec e inviata di guerra. È titolare di diversi servizi sui testimoni di Geova, tra cui la medicina senza sangue, l’impegno nelle carceri e servizi su chi lascia la religione.

Nel 2025 non mi sorprendo se in Russia, Eritrea, Singapore e Cina le minoranze vengono perseguitate, però mi fa specie che in Italia, una nazione democratica che fa della libertà una priorità, ci sia un attacco senza precedenti verso le minoranze e in particolar modo verso i testimoni di Geova. Voi cosa ne pensate? Dott.ssa Di Marzio vuole iniziare lei?

In effetti possiamo dire che il 2025 ha avuto a mio avviso uno dei peggiori inizi rispetto a questa problematica, perché che io ricordi non si era mai verificata una serie di trasmissioni, da parte di una rete televisiva importante, tutte improntate sull’attacco diretto a una confessione religiosa che è stata riconosciuta dal Consiglio di Stato negli anni Ottanta e che come tale ha passato tutti i controlli possibili, una confessione pacifica, rispettosa della legge e che non ha mai dato adito a fenomeni di violenza oppure legati a problematiche di truffa o a reati penali.

In questa serie di trasmissioni ci sono sempre gli stessi ospiti, due dei quali rappresentano la Chiesa Cattolica. Uno è presidente di un’associazione cattolica voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana negli anni Ottanta e creata proprio per contrastare il proselitismo dei testimoni di Geova, l’altro è un teologo cattolico. Poi c’è una giornalista che non ha studi o ricerche, ma che commenta le storie terribili che vengono raccontate come farebbe una persona qualsiasi che sta chiacchierando con un amico e che quindi non ha nessun valore dal punto di vista culturale.

Quello che è particolare è proprio l’impronta cattolica di questo attacco, che a mio avviso è molto grave, perché non rappresenta la Chiesa Cattolica nella sua totalità, rappresenta una frangia che io conosco, perché sono cattolica e conosco molto bene quell’ambiente, e non dà voce all’altra frangia maggioritaria che invece verso i testimoni di Geova ha un atteggiamento diverso. Per esempio, io so di sacerdoti cattolici che collaborano serenamente nelle carceri con i ministri di culto testimoni di Geova che vanno lì ad assistere spiritualmente i detenuti, e conosco tantissimi esponenti, anche importanti, del mondo cattolico che non hanno questo atteggiamento. Quindi, perché chiamare questi due, perché loro? Ecco, questa è una domanda.

Dott.ssa De Santis, lei cosa ne pensa?

Dunque, rispetto all’accanimento di questa trasmissione, come agenzia di stampa abbiamo trasmesso numerosi appelli di esperti che chiedevano il perché di una mancanza di contraddittorio fatto bene […]. Quello che mi dispiace, lo dico da giornalista e non da esperta di religioni, e che mi colpisce dei colleghi è che quando trattano questo argomento utilizzano delle tesi preconfezionate, non vanno alla ricerca delle fonti primarie, cosa che per un giornalista è un dovere, non approfondiscono e non si fanno mai la domanda se non ci sia sotto uno stereotipo, un pregiudizio già confezionato sui testimoni di Geova, che è esattamente quello che accade.

La cosa che mi preoccupa è quando vedo scagliare opinioni così feroci contro una scelta di libertà, perché ciascuna persona, ciascun cittadino, fa una scelta spirituale di libertà che non lede nessuno. Iniziare a perseguitarli solo perché è una scelta di minoranza o che ha dei lati che ci sembrano eccentrici, fuori dal canone a cui siamo abituati, questo a me suona come una minaccia alla libertà di tutti […]. Io ci vedo un’insidia pericolosa per la libertà e che questo venga dalla tv ed entri nelle case delle persone lo trovo molto pericoloso, perché non siamo in paesi non democratici, ma le persecuzioni iniziano bellamente così anche nei paesi democratici, quindi bisogna avere la massima attenzione al linguaggio che si utilizza. Ecco, questa è la mia opinione.

Dott.ssa Mari De Santis e Raffaella Di Marzio

Arrivo a un’intervista che lei, Raffaella, ha fatto al Dott. Introvigne, uno dei massimi esponenti mondiali, conoscitore di religioni. A un certo punto lui parla di un modello di attacco verso le minoranze religiose che parte dall’intolleranza, diventa poi diffamazione, arriva alla discriminazione, quindi alla formulazione di leggi contro quel determinato soggetto, per finire con la persecuzione. Dice Introvigne che quando si parte dall’inizio, se non lo si
ferma, è inevitabile arrivare alla persecuzione. A che punto siamo in Italia?

Allora, siamo nella prima fase, perché ci sono già l’intolleranza, la discriminazione e la richiesta di leggi liberticide contro le sette, una richiesta di leggi che oramai è datata più di un decennio e che non ha ancora avuto un esito […]. Una legge voluta per combattere le sette e i testimoni di Geova, che in questo contesto sono inclusi come sette. Quindi diciamo che ci stiamo avviando verso il peggio […].

Aggiungo che riguardo ai testimoni di Geova l’Italia è già pesantemente fuori legge, perché i testimoni di Geova sono stati riconosciuti come ente di culto e l’intesa con lo Stato italiano è stata firmata da tre diversi Presidenti del Consiglio, poi alla fine sono passate tutte le intese che erano state firmate dal Presidente del Consiglio, mentre quella dei testimoni di Geova è rimasta una “intesa fantasma”. Questa parola l’ha usata un importante esponente, il professor Paolo Naso, che ha parlato in un congresso al Senato qualche giorno fa e che ha definito l’intesa coi testimoni di Geova “l’intesa fantasma”’, perché è scomparsa senza alcuna motivazione.

I Testimoni di Geova hanno dato tutte le delucidazioni necessarie quando il governo gliele ha richieste e non hanno mai avuto esito e neanche l’appello alla Corte Europea ha ottenuto qualche risultato, perché non sappiamo esattamente come il governo italiano abbia risposto alla Corte Europea. Allora […] a che punto siamo? Siamo piuttosto avanti, noi qui stiamo negando un diritto a una minoranza religiosa senza nessun tipo di giustificazione. Quella dei testimoni di Geova per me è l’apri-pista per altri abusi contro altre minoranze, e questo è molto grave.

Dott.ssa De Santis, cosa ne pensa?

Di questo discorso dell’intesa ne abbiamo più volte parlato con Raffaella Di Marzio. Effettivamente è incomprensibile da capire, o è comprensibile solo pensando a una volontà politica. Per quello che riguarda invece la possibilità di una commissione parlamentare d’inchiesta sulle sette, ecco queste sette nessuno le sa definire, perché quando uno lancia
un allarme ci deve subito mettere i dati, così ci insegnano i giornalisti, e questi dati non ci sono.

Quindi quest’allarme su cosa è fondato, se non su qualche voce che va a diffondere questa cultura dell’allarme? E questo è pericolosissimo, perché c’è di mezzo la possibilità di reintrodurre un reato di plagio e di manipolazione mentale che è stato tolto anni or sono dalla Corte Costituzionale e che rischia di farci precipitare tutti in una vita di osservazione speciale, perché poi la psicologia, il plagio, la manipolazione come li si dimostra? […].

Qualora dovesse ritornare questa legge, grazie a questo finto allarme sulle sette, sarebbe pericolosissimo per le scelte di libertà, per la difesa della nostra vita privata, per la nostra autodeterminazione, perché poi alla fine anche la questione della medicina senza sangue, quindi la possibilità di accedere a dei trattamenti dove non sia prevista la trasfusione, se ci ragioniamo bene è una scelta di autodeterminazione: ciascuno di noi, entrando in una struttura sanitaria, può consultare il medico, ci dev’essere un percorso, ma poi ciascuno deve decidere della propria vita, il testimone di Geova secondo il proprio credo religioso, io secondo il mio, il cattolico secondo il proprio, è un principio.

Consenso informato

I testimoni di Geova, alla fine, con la loro scelta, determinata nel loro caso da un credo religioso, hanno aperto la strada a
quello che è il consenso informato, di cui ci avvaliamo tutti
. […]. Peraltro, nel caso della medicina senza sangue – che ovviamente spesso ha dato adito a titoli molto “strillati”, come: “Fanno morire i loro figli”, “Muoiono di parto” – noi abbiamo
interpellato numerosi specialisti, che non erano di fede religiosa legati alla congregazione dei testimoni Geova, che hanno spiegato i vantaggi di una medicina che ricorre sempre meno alle trasfusioni di sangue: vantaggi per i pazienti oncologici, vantaggi per i bambini, per le patologie pediatriche
. Anche lì, documentiamoci, facciamo parlare i medici, cioè questa cosa è pura follia. […]. Si diffondono informazioni sbagliate sull’operato delle persone, con quale scopo? Criminalizzare le minoranze, criminalizzare le differenze. Questa è la domanda che dobbiamo farci, penso questo.

È stato da voi citato il problema dell’intesa. Visto che ogni tanto si ripropone questa problematica, questi attacchi possono avere come risultato finale quello di bloccare definitivamente un’intesa che è ancora sospesa e non si sa che fine farà? Prego, dott.ssa Raffaella…

Questa è un’ipotesi, ma a me sembra un attacco talmente feroce che alla fine magari, chi lo sa, qualcuno sta cercando di far tornare di trent’anni indietro il Consiglio di Stato e di togliere il riconoscimento giuridico. A questo punto non so più cosa pensare, anche perché, riguardo alla questione delle trasfusioni di sangue, la trasmissione televisiva ha fatto una cosa gravissima: dopo aver diffuso queste fake news sulla questione delle trasfusioni, ha fatto parlare un medico, che con grande enfasi ha detto: ”‘Noi dobbiamo salvare la vita dei pazienti, assolutamente tutto questo non ha senso, noi dobbiamo pensare a salvare le vite!”, quindi ha chiuso la puntata con un appello contro questo non volersi salvare la vita dei testimoni o addirittura dei propri figli. Poi mi hanno detto, e io sono andata a controllare, che questo dottore è uno psichiatra che si occupa di disturbi alimentari.

Ora, se tu in trasmissione, per avvalorare le fake news, mi chiami una persona che non ha alcuna competenza, non è un chirurgo, non è una persona che si occupa di questo genere di problematiche, mi chiami uno psichiatra che si occupa di disturbi alimentari e gli fai dire la sua rispettabilissima opinione, il problema è che chiunque ha visto la trasmissione ha
pensato che quello fosse un medico competente che stesse intervenendo su un tema di cui tutta la puntata aveva parlato in un certo modo.

L’intento di colpire

Questa è un’azione gravemente colpevole della redazione, e io mi chiedo se forse hanno dovuto chiamare quella persona perché i veri esperti sono stati invitati e non sono andati, come ho fatto io per esempio. Me lo chiedo, ma è solo una mia domanda, che magari è un’idea sbagliata. Però, perché non chiamare un chirurgo? Perché non chiamare un medico
che ha competenze in quel settore e invece chiamare uno psichiatra e poi non specificarlo
?

Questa è la cosa a mio avviso più grave e qui io ci vedo davvero un’intenzione molto diretta a colpire facendo male con dei colpi bassi, come quando nel pugilato tu sai che ci sono dei colpi che non devi usare, perché è contro le regole. Ecco, questo è un colpo di questo tipo. Questa cosa, che è successa alla fine dell’ultima puntata, cioè della quarta, mi ha dato veramente il peggior segno di tutte le puntate precedenti. Veramente è uno scenario incredibile, assolutamente incredibile.

Prendo una frase che viene scritta sulla rivista Bitter Winter, che “Dire” ha pubblicato. Dice che in questa trasmissione è passato di tutto, leggo testualmente: “perché incitasse alla discriminazione e all’avversione verso i testimoni di Geova”. Quali tecniche hanno usato, Silvia?

Dunque, la tecnica, come diceva Raffaela, è quella di non invitare gli esperti veramente esperti e di portare dei finti esperti, come il medico in questione. O anche di portare soltanto le storie delle persone che sono fuoriuscite e che hanno avuto un vissuto particolarmente difficile della loro fuoriuscita.

Abbiamo trattato questo argomento in un’intervista di qualche tempo fa con Di Marzio e ci sono anche dei fuoriusciti che hanno avuto invece un vissuto di abbandono della congregazione pacifico, dove se i familiari hanno interrotto alcuni rapporti, quello era noto a loro dall’inizio.

Quando uno accetta una fede, ne accetta tutte le regole, che chiaramente dal punto di vista di chi è laico o di chi è esterno
possono anche sembrare poco ragionevoli, assurde, ma non sono delle regole nocive per gli altri. Se tu hai accettato quella strada, quel percorso, in libertà, sai che quando lo lascerai quelle cose verranno meno, è un patto che tu hai fatto dall’inizio e ragionarci con i parametri di una persona che non ha fede non ha senso.

Non vorrei sembrare offensiva, ma non è che tante delle questioni in cui credono i cattolici siano vagamente più credibili a una mente laica e ragionevole. Ci sono delle cose che per una persona che non è di fede sono assurde, però il canone cattolico, che è quello del nostro costume culturale maggioritario, è più sdoganato o più accettato, ma la fede è fede, con tutti i suoi dettami che non sono spiegabili in una chiave puramente razionale. Ecco, questa lente la si usa solo per i testimoni di Geova, per i cattolici no.

Indottrinano i bambini

Un altro passaggio, non ricordo in quale puntata fosse di questa serie, è questo fatto che i testimoni di Geova indottrinano i bambini. Ma, scusate, perché il catechismo che fanno i genitori cattolici ai loro figli, il corso per la comunione che dura tre anni, quello non è un indottrinamento? Lo vogliamo chiamare con questo termine, che non mi entusiasma? È un indottrinamento, e quindi quale sarebbe la stranezza che quel giornalista andava denunciando con la telecamera? Non capisco, come se nella chiesa cattolica questa educazione dei bambini al cattolicesimo non ci fosse, inizia sin da quando sono neonati con un corso che fanno i genitori per il battesimo, quindi anche quella è una fake news, è falso, è uno stigma che riguarda solo i testimoni di Geova. Fine prima parte

I Testimoni di Geova sono una setta? Sono “estremisti”, come vengono definiti in Russia? Cosa si intende con il termine “Setta”? Il problema degli abusi sui bambini nelle religioni riguarda anche i Testimoni di Geova? Quali pericoli si nascondono dietro i discorsi d’odio verso le minoranze religiose? Troverete la risposta a queste domande nella seconda parte dell’intervista. (Revisione Stefania Tichelio)

Per ascoltare l’intervista integrale puoi cliccare sul link Spotify all’inizio dell’articolo.