Continua l’approfondimento con la Dott.ssa Raffaella Di Marzio e il dott. Massimo Introvigne. Questa seconda parte è straordinariamente interessante, in quanto risponderemo ad alcune questioni sorte nella trasmissione. Continuiamo con la Dott.ssa Di Marzio.

Dott.ssa Di Marzio, le giro la domanda appena fatta al dott. Introvigne, riguardo a come certe trasmissioni televisive si servano di ex membri che sono critici militanti o apostati per screditare le minoranze religiose. cosa ne pensa di tale uso degli ex membri?

Posso aggiungere la mia esperienza personale. Ormai mi occupo di questi studi dalla metà degli anni Novanta e recentemente ho pubblicato un libro in cui ho intervistato un certo numero di ex-membri, facendo una scelta specifica: ho cercato di trovare delle persone che avevano abbandonato i gruppi di cui facevano parte – gruppi che solitamente vengono chiamati sette – e uno di questi era un ex testimone di Geova. Ho cercato delle persone che erano andate via, ma che non erano diventate apostati e neanche membri ostili militanti, come ha appena detto Massimo.

È stato difficilissimo trovare delle persone andate via in questo modo, quindi non apostati, per il motivo che queste persone una volta che hanno lasciato il gruppo vivono la loro vita, fanno altre esperienze e considerano quella parte della loro esistenza conclusa, quindi perché devono farsi intervistare? È stato difficilissimo trovarne, però sono riuscita a trovare sette, otto persone che hanno lasciato il gruppo per una serie di motivi simili a quello che ha detto Massimo poco fa.

I motivi

Una persona è andata via perché il gruppo prendeva troppo tempo della sua giornata: questa signora era rimasta incinta, si voleva dedicare al suo bambino, quindi ha lasciato il gruppo senza nessuna recriminazione, perché non si sentiva in grado di sostenere un ulteriore peso.

Un’altra persona mi ha detto che è andata via perché il gruppo era cambiato da quando lui ci era entrato e le trasformazioni del gruppo non le condivideva, quindi pur essendo molto riconoscente verso tutto quello che aveva ricevuto, questi cambiamenti non si confacevano più alla sua esistenza e quindi lo aveva lasciato.

Un’altra persona mi ha detto: “Guarda, io ho lasciato il gruppo perché mi aveva dato tutto quello che mi poteva dare, io
ne sono stata arricchita per dieci anni. A un certo punto mi sono accorta che non mi dava più nulla, quindi li ho abbracciati, li ho salutati e ho gli detto che gli voglio molto bene, però me ne sono andata”.

L’ex testimone

E poi ho intervistato un ex testimone di Geova. E’ una testimonianza molto importante, perché questo giovane si è dissociato per alcuni aspetti della dottrina dei testimoni di Geova che non condivideva più e mi ha detto che quando è stato dato l’annuncio nella Sala del Regno della sua uscita tutti quanti hanno mostrato molta sofferenza – anche i suoi genitori, che comunque già lo sapevano – ma che lui comprendeva perfettamente le ragioni alla base di questa decisione, di questa regola che hanno i testimoni di Geova dell’allontanamento sociale.

Lo aveva fatto soffrire, perché da quel momento in poi si era sentito distaccato, distante dalla comunità, però era rimasto a vivere in famiglia e quindi con i suoi genitori non era cambiato niente. Gli altri della congregazione e due zii, che sono anziani, avevano troncato un po’ di più i rapporti, però comunque si salutavano per la strada.

Le parole del ragazzo

Questo ragazzo è nato testimone di Geova e quindi è proprio di seconda generazione, e mi ha detto: “A un certo punto, quando sono diventato grande, mi hanno chiesto se volevo diventare testimone di Geova o no, e mi sono fatto battezzare, quindi ho accettato. Io sapevo tutto, io lo sapevo che se avessi deciso di lasciare ci sarebbero state queste conseguenze e”, mi ha detto, “io non posso pretendere che la congregazione cambi le sue regole perché adesso io soffro, non è così che funziona una religione che uno abbraccia”.

Poi mi ha detto che era molto riconoscente per tutto ciò che la congregazione gli aveva dato, e che alcune delle abilità che aveva acquisito e anche dei comportamenti che aveva vissuto durante l’affiliazione gli erano stati molto utili e gli erano ancora utili nella nuova vita che stava realizzando in quel momento.

Ora, tutto questo non esce fuori mai! C’è anche un’altra cosa che sarebbe da approfondire – e credo che lo farò per una prossima conferenza a cui parteciperò – ed è il gran numero di ex testimoni di Geova che ritornano testimoni di Geova, cioè rientrano nella congregazione.

Mi sto informando su questa questione, perché dovrò fare una relazione su questo, però so che molti di loro dopo essere usciti rientrano, ed è molto interessante capire perché poi queste persone tornano. Un’altra cosa, l’ultima: quando ci sono queste trasmissioni, come Zona Bianca, sotto i video che mette la rete Mediaset ci sono sempre i commenti delle persone.

I commenti positivi degli ex testimoni

Io ho letto decine di commenti di ex testimoni di Geova che affermavano che loro non avevano subito nulla di tutto quello di cui si lamentavano le persone che avevano parlato in trasmissione. Alcuni dicevano: “Io sono rimasto in famiglia, voglio bene i miei genitori come prima”. Tutti questi commenti – sono decine – ovviamente non vengono letti in trasmissione, per dare anche un’idea più generale di quello che sta succedendo.

Quindi, ecco, io ho dato questo mio contributo perché personalmente ho parlato con dei fuoriusciti che sono usciti, come diceva Massimo, in questo modo. Tra l’altro molti di loro, una buona parte, continuano ad avere rapporti di amicizia con quelli che prima erano dello stesso movimento. Mi dicevano: “Io comunque il sabato vado a mangiare la pizza con loro”, oppure: “Se c’è una gita da fare, mi fa piacere farla con loro”, quindi c’è anche questo aspetto.

Bitter Winter fa anche questa affermazione: “La trasmissione Zona Bianca ha invitato Massimo Introvigne nel periodo delle trasmissioni e lui si trovava ovviamente in India Quindi, constatata la sua indisponibilità, viene invitata la dottoressa Raffaele Di Marzio, che ha rifiutato di parteciparvi a causa di evidente sproporzione tra voci critiche e voci favorevoli ai testimoni di Geova o almeno neutrali. Queste voci sono così risultate del tutto assenti. Incredibilmente, i testimoni di Geova non sono stati neppure consultati per la prima puntata, mentre per la seconda la loro offerta di
rispondere alla domanda scritta è stata del tutto ignorata e la rettifica che hanno inviato alla redazione in relazione alla prima puntata è stata solo brevemente parafrasata”. Conclude Bitter Winter: “Più che a una Zona Bianca abbiamo così assistito a una ‘zona franca’, dove è passato di tutto purché incitasse alla discriminazione e all’avversione contro i testimoni di Geova”. Volevo sapere la sua opinione, dott. Introvigne
.

Anzitutto vorrei precisare che l’eccellente lavoro di Raffaella si riferisce agli ex membri di diversi gruppi, perché certamente chi lascia i testimoni di Geova apertamente, o viene espulso per mancanze morali, non può poi andare a mangiare la pizza con altri testimoni di Geova, ovviamente.

Questo però mi porta su un aspetto molto importante: l’atteggiamento di separazione sociale non è nei confronti di tutti gli ex membri, perché il membro che semplicemente diventa inattivo – cioè smette di essere attivo ma non si fanno annunci pubblici di disassociazione né viene espulso per mancanze di cui non si pente – questi non è sottoposto alla separazione sociale.

Quelli che sono sottoposti alla separazione sociale sono gli apostati, ancora una volta, e questo avviene in molte religioni. Non ho mai sentito in un dibattito sui testimoni di Geova ricordare per esempio che, non secondo l’opinione di qualcuno ma secondo la legge di una buona dozzina di paesi islamici, l’apostata dall’Islam deve essere punito con la pena di morte.

Introvigne: il funerale simbolico

In alcune organizzazioni ebraiche ultra-ortodosse si fa addirittura un funerale simbolico, nel senso che il membro apostata è morto, quindi viene trattato come se fosse un cadavere anche in famiglia, a differenza dei testimoni di Geova. Quindi, di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di un atteggiamento nei confronti degli ex membri apostati – o espulsi per mancanze, in genere di tipo morale, che si ritiene possano indebolire la fede dei membri che rimangono – che si trova storicamente in molte religioni.

Non dimentichiamo che la chiesa cattolica italiana ha difeso con le unghie e coi denti la norma (poi dichiarata
incostituzionale) secondo cui gli ex preti che lasciavano il sacerdozio non potevano svolgere tutta una serie di lavori che li mettevano a contatto con il pubblico.

Quindi è un problema, quello dell’apostasia nella storia delle religioni, che è molto modulato. Quanto alla non partecipazione, io so che anche altri studiosi hanno rifiutato, perché non vi è da nessuna parte un obbligo di partecipare a questo genere di circhi. Dicono: “Non potete criticare se non ci siete andati”. La risposta è: “Ma nemmeno per sogno!”.

Perché non sono andato a Zona Bianca

Bene ha fatto anche Raffaella a non partecipare, perché non ci facciamo dettare l’agenda da queste persone. Se loro vogliono fare una trasmissione – che ovviamente non è una trasmissione di approfondimento su chi sono i testimoni di Geova, ma è una trasmissione di linciaggio mediatico e di denuncia – se la facciano pure da soli.

Perché qui, nella polemica che in particolare esponenti anti-sette hanno lanciato, sembra che ci sia un dovere di partecipare a queste trasmissioni, oppure che chi non partecipa poi non le possa criticare. Ma questa è un’altra violazione della libertà, non dei testimoni di Geova ma degli studiosi, i quali decidono dove vogliono andare e dove non vogliono andare. Se non è una trasmissione di approfondimento, ma è un trappolone o un circo, si ha tutto il diritto di criticare dopo essersi rifiutati di andarci.

Assolutamente. Dottoressa Di Marzio …

Dunque, il motivo per cui io ho rifiutato due volte – perché sono stata invitata due volte – è questo. La prima volta, quando mi hanno telefonato, io ho espresso le mie problematiche, ho detto: “Ho visto la prima puntata e questa impostazione non la condivido, non me la sento di venire, perché credo che semplicemente non avrò la possibilità di esprimermi oppure ci sarà un dibattito a senso unico”.

Il primo invito

La persona che mi ha telefonato mi ha detto una frase che veramente mi ha lasciato interdetta, mi ha detto: “Guardi, non si preoccupi, perché il conduttore della trasmissione è una persona super partes, quindi lei deve stare proprio tranquilla”.
Siccome io avevo visto la prima puntata, a quel punto ho detto: “Guardi, io che il conduttore sia super partes è l’ultima cosa che penso e non può essere certamente questo il motivo per venire, perché ho visto esattamente che non è super partes”. Questa è la prima volta.

Il secondo invito

La seconda volta che mi hanno chiamata avevo visto altre due puntate e ho detto alla persona che io stavo assistendo a un processo alle streghe. Io ho visto un processo alle streghe, e se voi volete fare un processo alle streghe ve lo fate voi, perché anche se io venissi io sarei considerata, come era ai tempi delle streghe, una che sta difendendo la strega di turno – cioè la setta dei testimoni di Geova.

E so benissimo cosa succedeva ai testimoni favorevoli alle streghe: quello succederebbe a me! Sarei attaccata da tutti come una persona priva di etica che non capisce le povere vittime che stavano lì, perché i testimoni di Geova in quella trasmissione sono ‘la strega’ e vanno soltanto condannati. La condanna è già stata emessa, il tribunale è chiuso e la mia presenza non avrebbe alcun senso, quindi è per questo che ho rifiutato. Queste sono le mie motivazioni.

Giriamo allora la domanda al dott. Introvigne. Secondo lei, perché quest’Intesa è rimasta sospesa? Come diceva la dott.ssa Di Marzio, cosa può esserci dietro?

Il problema dell’ostilità ai testimoni di Geova non è un problema italiano, è un problema mondiale. C’è un documento intero della USCIRF, la Commissione Americana per la Libertà Religiosa Internazionale – che non è un ente privato, è una commissione indipendente, i cui membri sono nominati dal Presidente degli Stati Uniti e dai due partiti politici, Democratico e Repubblicano, quindi è una commissione federale – un documento intero sull’avversione ai testimoni di Geova, la geovafobia, che è un fenomeno che sta prendendo dimensioni planetarie, come l’antisemitismo o l’islamofobia, e quindi non è un fenomeno soltanto italiano. Allora, chi sono i promotori della geovafobia?

Da una parte, come ha detto Raffaella, ci sono le religioni cristiane tradizionali, che si vedono in qualche modo minacciate
dal successo dei testimoni di Geova, che convertono persone magari inattive, ma comunque battezzate nelle loro parrocchie e chiese. Tuttavia io credo, e lo crede anche la Commissione statunitense, che fra i due attacchi che promuovano la geovafobia, questo delle chiese e comunità cristiane tradizionali sia minore. Come dice Raffaella, in Italia non è la Chiesa Cattolica (che avrebbe la potenza di fuoco ben diversa), sono alcune organizzazioni cattoliche, più o meno di frangia.

Introvigne: la Russia e la Cina

In realtà, i gruppi che promuovono con successo la geovafobia sono altri due. Cioè da una parte abbiamo assistito – lo abbiamo anche documentato, e lo ha documentato negli Stati Uniti la FBI – a una serie di campagne contro i testimoni di Geova, soprattutto su Internet e sui social media, che sono ampiamente riferibili ad account falsi, dietro ai quali ci sta la
Federazione Russa. Perché la Federazione Russa, che è stata censurata internazionalmente dopo la liquidazione dei testimoni di Geova nel 2017, ha iniziato a interessarsi, attraverso le sue operazioni di disinformazione e di trollaggio, anche dei testimoni di Geova.

Qualche volta, naturalmente, quello che si presenta su Facebook o su Instagram a dire che un testimone di Geova è malmenato dalla mamma, che era brutta e cattiva e che è testimone di Geova, è vero. Ci sono sicuramente esperienze negative, chi lo potrebbe negare, ma qualche volta sono dei troll creati con l’intelligenza artificiale da officine che possiamo ricondurre alla Russia, poi anche alla Cina, perché lavorano sempre di conserva contro i reciproci nemici. Questo è uno.

Introvigne: Le organizzazioni anti-sette

L’altro è l’attività di organizzazioni anti-sette che, un po’ come la mafia, qualche volta dicono di non esistere. Poi mi è capitato un dibattito negli Stati Uniti, bellissimo, con uno di questi che dice che il movimento anti-sette non esiste, e a un certo punto gli è scappato: “Come esponente anti-sette vorremmo …”. […]. Esistono movimenti anti-sette che hanno delle strutture internazionali. Uno è la FECRIS, che ha sede in Francia, che è ampiamente finanziata dai contribuenti francesi ed è stata condannata per diffamazione dei testimoni di Geova in Germania, ma che continua imperterrita. Poi ci sono delle strutture più discrete.

Una molto meno conosciuta si chiama INVICTUS, che ha anche fini di lucro e che mette insieme una serie di personaggi di vari Paesi che ce l’hanno in particolare con i testimoni di Geova – alcuni di loro hanno qualifiche universitarie, non sono in genere sociologi, ma piuttosto psicologi e psichiatri – che sollecitano provvedimenti contro i testimoni di Geova e
anche finanziamenti per loro stessi. Questa è una struttura, INVICTUS, molto più discreta, ma non meno pericolosa della FECRIS.

Quindi esiste una organizzata lobby anti-sette che opera in diversi Paesi, tanto che ritroviamo gli stessi testi con copia e incolla, usati dal Giappone alla Spagna. Questa lobby è il vero nemico dei testimoni di Geova (senza trascurare i troll russi), perché è molto più moderna rispetto ai gruppetti cattolici o protestanti che, per ragioni di concorrenza o teologiche, ce l’hanno con i testimoni di Geova.

Chi c’ è dietro le campagne diffamatorie contro i testimoni di Geova? Dopo la bomba carta esplosa a Roma in una Sala del Regno cosa dobbiamo aspettarci? Perché i testimoni di Geova continuano ad avere successo? La terza e ultima parte di questo speciale risponderà a queste domande. (Revisione Stefania Lerma)


Introvigne-Di Marzio: minoranze, Testimoni di Geova, Zona Bianca – Tutte le risposte parte 1 (audio)


Zona Bianca: “Accuse infondate e diffamatorie”. Intervista a Antonio Donnarummo, portavoce dei Testimoni di Geova