La letteratura ci permette di incontrare libri, autori e autrici che si sono contraddistinti per l’originalità con cui hanno raccontato le loro esperienze personali, in particolar modo la conquista della libertà personale, delle battaglie per la libertà o contro ogni forma di discriminazione. Oggi incontriamo Ndèye Fatou Kinè Ndoye autrice del libro “Quella ragazza dalla pelle scura“. Come ha vissuto la sua infanzia? Quali problemi ha incontrato nel lasciare il suo paese? Cosa l’ha aiutata ad emergere nonostante le difficoltà? Ecco la sua intervista.
Kinè Cosa ricordi della tua infanzia?
Sono molto legata alla mia infanzia, ricordo cose positive e cose anche negative, ci sono eventi che mi hanno segnato nella mia vita, ci sono anche eventi che ancora oggi ricordo e vorrei rivivere, momenti di gioia che ho passato con le mie amiche, che ho passato a scuola, a giocare, a saltare la corda, a creare cose nuove.
Ad un certo punto, tua mamma ti ha detto che lei sarebbe dovuta venire in Italia dove c’era tuo papà e ti avrebbe lasciata con tua zia. Sarà stato un momento brutto per te.
Un momento sicuramente non bello perché non me lo aspettavo mia mamma era l’ unica figura genitoriale che avevo all’ epoca, presente, ho saputo in un pomeriggio che se ne sarebbe andata, prima di pranzo mi ha detto “oggi me ne vado in Italia”. Io pensavo che lei scherzasse perché era solita prendermi in giro, poi è arrivato il pomeriggio e lei veramente stava andando via, per me è stato difficile. Me lo ricordo come fosse ieri. Un evento che mi ha segnato, pensa che ricordo cosa indossava e persino cosa indossavo io nonostante avessi solo cinque anni è una cosa che porterò sempre con me.
Dopo alcuni anni arriva il momento in cui anche tu arrivi in Italia, e ti ricongiungi con la tua famiglia, in quel momento tu conosci le tue due sorelle che non avevi conosciuto prima? Quali emozioni hai provato?
Incontro finalmente la mia famiglia e le due sorelle che non avevo conosciuto prima, che sentivo solo al telefono. Avevo solo delle foto di loro, perché all’ epoca non era molto frequente farci videochiamate, perché ancora la tecnologia non si era sviluppata come oggi. Le sensazioni erano strane, una cosa mai vissuta, io sapevo di avere delle sorelle, sapevo di avere una mamma, ma alla fine non vivendoci era come se non ci fossero. Ero felice, molto felice e loro anche, perché mia sorella ricordo che era molto legata a me, lei sapeva di avere una sorella che stava in Africa. E’ stata un’ emozione nuova, veramente forte.
Come è stato l’inserimento a Torino?
Quando i miei genitori hanno deciso di portarmi in Italia, io non ero nemmeno pronta, non volevo venire. L’Italia ormai fa parte della mia vita, ma non ero pronta e questo non mi ha aiutato del tutto ad inserirmi in una società che non conoscevo assolutamente. Avevo tanta paura del cambiamento, avevo la paura comunque di lasciare le mie amicizie, di imparare una lingua che non conoscevo, sapevo dire solo “ciao, buongiorno, piano piano e non capisco l’ italiano”.
Qual è stato il tuo approccio con la nuova realtà, con la scuola, con persone che erano diverse da quelle che tu conoscevi e con cui sei cresciuta?
Il primo è stato un anno di silenzio, in cui non parlavo molto, osservavo tutto ciò che accadeva, era come se fossi rinata. Era tutto nuovo per me, dovevo adattarmi a questo cambiamento prima mentalmente e poi affrontarlo nella realtà. Sono andata subito in terza media, i miei compagni di classe erano gentili nei miei confronti anche quando non capivo. Dopo tre mesi ho iniziato a comunicare in italiano e piano piano farmi comprendere dai compagni di classe. I problemi sono cominciati alle superiori: posso definirla una giungla.
Alle superiori sei stata discriminata?
Assolutamente si. Il pullman ci veniva a prendere e i ragazzi urlavano il mio nome continuamente, non mi era mai successo. Non la chiamerei discriminazione ma bullismo: mi sono sentita discriminata, oggi non lo chiamerei discriminazione ma bullismo.
“Quella ragazza dalla pelle scura”: quando hai cominciato a scrivere?
Ho iniziato a scrivere quando ero ancora alle superiori. Avevo iniziato già prima a scrivere alcune frasi del mio stato d’animo. Ad un certo punto decido di scrivere il primo libro: me lo ricordo benissimo, era durante la lezione di italiano. Ricordo che avevo negli appunti il titolo del libro, e pensieri di cose che mi succedevano, magari uscivo per strada ricevevo delle provocazioni non gradite da parte di uomini della mia età e anche più grandi di me, e testimonianze di alcune ragazze nere, ho detto “non possiamo tutti vivere le stesse cose“, e così ho deciso di scrivere questo racconto.
Quindi arriviamo al tuo primo libro, “La ragazza dalla pelle scura” , un libro di fantasia ma che parla di situazioni che si sono veramente verificate, Nikita è la protagonista, lei ha qualcosa di Kinè?
Certamente ha qualcosa di Khinè. Nikita è stata rifiutata e ha giocato sulla sua psicologia mentre Kinè è stata rifiutata e ha giocato nella sua psicologia. Khinè è stata discriminata, ma ciò l’ha resa forte. Nikita all’ inizio non si esprimeva con la sua amica, ma un giorno si è sfogata, ha detto tutte le cose che gli passavano nella testa, quindi si c’è tanto di Kinè è di altre ragazze, e non per forza nere, ragazze italiane, ragazze cinesi, ragazze straniere, sudamericane.
È esistito un Tommaso?
Sì, è esistito un Tommaso, l’ ho reso più gentile, perché nella realtà era più cattivo. Quando ha saputo che mi piaceva ha detto che schifo, chi la nera, che schifo, quindi Tommaso mi ha segnato molto. Tommaso nel libro è più gentile, più carino, perché volevo renderla così, non volevo rendere tutto drammatico.
E Alan?
Sì, Alan è arrivato in un momento particolare, un momento importante, inaspettato.

E questo ti ha arricchito ancora di più?
Assolutamente, mi ha dato sicuramente delle cose negative e positive, ma forse fa parte della vita, però mi ha arricchito molto.
Oggi sei famosa sui social, scrivi, ti senti realizzata?
Più o meno, ci sto provando. Però mi sembra che la strada sia ben tracciata, insomma.
Da quando tu hai visibilità sui social, il rapporto con gli altri è cambiato?
Decisamente, mi ha scioccata ma ho capito che in realtà le persone ti giudicano secondo quello che fai, secondo quello che tu hai. Ed è un comportamento che mi ha fatto molto ridere. ricordo che quando ho iniziato a fare qualche views, quando le persone pian pianino hanno iniziato a riconoscermi per strada, eccetera, a sapere chi sono, nei posti in cui io avevo portato il curriculum che non mi prendevano, anni dopo ci sono tornata ma anche semplicemente per mangiare. Camminavo, prendevo il pullman, salivo, scendevo, lo portavo ovunque e nessuno mi ha mai preso in considerazione. Ma dal momento in cui ho iniziato ad avere un popolarità sui social, le persone hanno cambiato completamente il modo di comportarsi nei miei confronti.
il social può essere un mezzo di comunicazione per rompere finalmente questa assurdità della discriminazione?
Certo, penso che ci stiamo già riuscendo, dico ci stiamo perché comunque non sono l’unica ragazza nera presente nei social, io ne ho sempre parlato, qualsiasi cosa che facessi mentre mi trucco, mentre cucino, mi fa veramente tantissimo piacere sapere che ci sono tante ragazze che si rivedono in tutto quello che ho vissuto. E’ come se dicessi alle altre ragazze coraggio, se vi sentite in questo modo non siete sole, io ci sono passata.
Sui social rappresenti dei brand?
Di Cosmes. Collaboro con alcuni brand che mi mandano i loro prodotti, stabiliamo una collaborazione e faccio video mentre mi trucco, mentre parlo della mia quotidianità, mentre parlo anche di questi argomenti qua finalmente. Mentre parlo del mio libro, mentre parlo di altre cose, di crescita personale, di volersi bene, di essere forti, di seguire i propri sogni, parlo comunque di ambizioni.
Adesso stai scrivendo un secondo libro. Di cosa si tratta?
Allora, il secondo libro si tratta delle Regine africane. Io da quando ero piccola ero affascinata da tutto ciò che parla di regine, non trovavo fonti da nessuna parte, perché internet non esisteva, non scrivevano libri su queste nostre regine africane, è arrivato a un certo punto mi è venuta l’ispirazione. Ho detto ma perché no? Le regine africane hanno fatto tanto, hanno combattuto anche con persone che non erano solo africane. Hanno fatto tanto per il loro continente, e dimenticarli così non mi sembrava il caso: bisognava rendere onore a questa cosa, quindi ho preso la regina che mi ha affascinava di più, ho scritto una storia sulla sua vita, seguendo le linee della sua vita, quello che ha fatto, ma romanzandola.
Un’ultima domanda, cosa puoi dire alle ragazze che come te arrivano da fuori e devono inserirsi in una società che non è la loro?
Che molto spesso queste ragazze quando arrivano in questo paese perdono la speranza, ma oltre a perdere la speranza non credono più in se stesse. Ecco, secondo me non dovreste mai smettere di credere voi stesse, di pensare che non avete delle potenzialità, perché ragazze, in Italia, stranieri, non solo, neri, hanno veramente tanto da dire, tanto da fare, tanto da dimostrare. Io ne sono la prova, quindi non abbandonate i vostri sogni.
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