Cinquant’anni e non sentirli: il capolavoro di Lina Wertmuller, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, è tornato in sala in versione restaurata e noi, per l’occasione, lo abbiamo rivisto.

Travolti da un insolito destino: considerato dal Guardian come uno dei migliori film europei della Storia del Cinema, campione di incassi al botteghino, premito con un David di Donatello nel 1975; oggi come allora la burrascosa relazione sentimentale sui generis tra la contessa snob Raffaella Pavone Lanzetti (Mariangela Melato) e il marinaio comunista Gennarino Carunchio (Giancarlo Giannini) ci appassiona e ci diverte.

Il nostro collaboratore Andrea Lubello ci propone un’interessante analisi del film, ricordandone le scene più memorabili.

Un film intramontabile

Non ci stanchiamo mai di rivedere, soprattutto in estate, il film più iconico di Lina Wertmuller: Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Restaurato ultimamente in 4K da Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con Minerva Pictures e Mediaset presso il laboratorio L’immagine ritrovata nel 2024 e in concorso, nella sezione Classici, alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia.

Girato lungo la costa orientale sarda, nel Golfo di Orosei in provincia di Nuoro, e all’isola di Cala Fuili, nel comune di Dorgali, il film nasce da un’idea di Giancarlo Giannini di realizzare un film-vacanza per allontanarsi dalle solite atmosfere cittadine.

Ma perché questo film è entrato nel nostro immaginario collettivo così vivacemente?

Gli intellettuali potrebbero elogiare la visione dello spacco sociale italiano degli anni ’70, tra la borghesia e il proletariato; invece, un pubblico medio può aver apprezzato di più le interpretazioni grottesche e sopra le righe, che trasudano comunque attualità in ogni risata degli interpreti: Giancarlo Giannini, un attore la cui provenienza è impossibile da dedurre, poiché dal punto di vista dialettale, costui non ha una città di riferimento se non quella della nascita; e Mariangela Melato: la sublime interprete del teatro milanese, dagli straordinari tempi di scena.

I toni dispregiativi del marinaio siciliano e comunista, Gennarino Carunchio, e le affermazioni classiste della milanese, borghese e industriale, Contessa Raffaella Pavoni Lanzetti.

I due attori avevano già lavorato precedentemente insieme con Lina Wertmuller nei film Mimì metallurgico ferito nell’onore e Film d’amore d’anarchia-ovvero- stamattina alle dieci in via dei fiori nella nota casa di tolleranza.

Travolti da un insolito destino: La coppia Giannini-Melato

In questo film erano molto affiatati tra di loro, come hanno riportato molte volte nelle interviste, nonostante sul set avvennero alcuni incidenti: Mariangela Melato si tagliò la pianta del piede, motivo per cui, in alcune scene, si vede una comparsa camminare sull’isola. Invece Giancarlo Giannini, come ha dichiarato, si ruppe il menisco e si fece male diverse volte tuffandosi in acqua.

Nelle scene di violenza in particolare, in cui i due si dovevano prendere a schiaffi, capitava che se ne davano di più improvvisando, visto che per loro era molto divertente. E molte volte i ciak si ripetevano per volontà della regista che, voleva far sembrare il più stremata possibile la Melato, come nella scena in cui supplica Gennarino per un pezzo di pesce, che invece getta nel fuoco scuotendo la sua coscienza con la frase “Faccio come fate voi quando bruciate le mele e le arance per tenere alti i prezzi”. Ma alla fine il risultato è qualcosa di eccezionale e perfettamente interpretato.

Lotta di classe e di genere

Le vite di questi personaggi non potevano che fare conoscenza in un contesto dai ruoli ben delineati dal proprio ceto sociale, che successivamente constateranno come soffocante.

La vicenda ha inizio su uno yatch, in cui i proletari sono gli inservienti, costretti a fare “un mese di sacrifici, per cinquecentomila lire”, e i ricchi industriali quelli da servire. Ma non bastava il continuo affronto per le proprie condizioni economiche, anche la polemica sociale!

Un momento che Raffaella non risparmia mai, soprattutto davanti a Gennarino, che arriva ad un punto in cui esclama “Chidda t**** sembra pagata per farmi incazzare a mia!”. Ed è proprio quando Raffaella fa insinuazioni ad alta voce contro il PCI, (insieme al grande attore Eros Pagni), in dialoghi fastidiosamente urlati, che si descrive il profondo disagio sociale del contesto.

Però il film non si schiera totalmente dalla parte lesa del Paese, poiché la rappresentazione riguarda anche il sessismo di Gennarino: nella scena in cui, per esempio, le donne ricche stanno sveglie a giocare a poker, e lui invece, mugugna pensieri prettamente maschilisti. “Vado a giocare e a bere, ma io sono maschio” e il suo compagno (il grande Aldo Puglisi) risponde “Appunto, e loro fanno quello che facciamo noi con le mogli nostre”.

 Ma quando i ruoli si invertono per via di un naufragio, e il proletario sottostante ne ha l’occasione, ricorda alla borghese “socialdemocratica” come stanno realmente le cose nel proprio mondo emarginato a suon di schiaffi.

Ecco, quegli schiaffi per esempio, sono un modo di comunicare qualcosa alla protagonista, che, chiusa nelle proprie condizioni, ha continuato ad affermarsi per la propria ricchezza senza guardare al di fuori del suo mondo.

E per svegliarla, Gennarino, non solo adotta la violenza ma anche la parola che, più esplicita, riferisce le problematiche del proprio ceto di appartenenza, creando così un quadro perfetto e una scena che è arte.

Quando dalla violenza si passa al lato più sentimentale, avviene come una purificazione di termine sociale nel personaggio di Raffaella che si unisce a Gennarino consumando dei focosi rapporti sessuali, che potrebbe essere una metafora utopica di un Paese che non potrà mai essere unito. L’isola è un luogo in cui si è al di fuori di ogni convenzione sociale, e di conseguenza le due parti si possono unire liberamente.

Travolti da un insolito destino: Sesso e tabù

Un altro tema, affrontato nel film, ai tempi definita tabù è quello piacere sessuale. La satira pungente di Lina Wertmuller ha colpito i borghesi perbenisti che non sembrerebbe, ma possono fare le stesse cose degli altri sotto le coperte “Se lo dico è una volgarità…” e Gennarino “Nell’amore non c’è volgarità ve la siete inventata voi”.

Altri momenti di alta poesia come quando Raffaella e Gennarino, si uniscono al tramonto in un abbraccio protettivo, come a prevedere quello che potrebbe succedere se dovessero tornare indietro, come dichiara quest’ultimo “La Contessa Raffaella Pavoni Lanzetti, passeggiare con questo terrone vicino, a Milano”.  Oppure quando Gennarino, oramai abbandonato, barcolla ubriaco nel porto, recitando una poesia dialettale.

Addentriamoci per l’ennesima volta nelle acque del mar Mediterraneo, con il sottofondo della colonna sonora (del grande compositore Piero Piccioni), e facciamo naufragio su un’isola deserta, con i nostri amati protagonisti.

Andrea Lubello